Visualizzare il nostro successo non ci aiuta ad ottenerlo

Un autorevole studio pubblicato nel febbraio 2011 sul Journal of Experimental Social Psychology  ha smentito, per certi versi,  una delle convinzioni più solide del cosiddetto “positive thinking” ovvero quella che la visualizzazione di fantasie positive possa aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi.
Lo studio in questione ha dimostrato che immaginarci già arrivati alla meta ci fa rilassare ed elimina quella carica e quella tensione  che ci consentono di sostenere la fatica necessaria per raggiungere l’obiettivo.

I ricercatori dell’Università  di New York e dell’ Università di Amburgo hanno chiesto a studenti universitari di immaginare qualcosa di estremamente positivo che gli sarebbe piaciuto ottenere  (ad es. perdere peso, vincere una gara sportiva, prendere un voto alto ad un esame), poi hanno valutato in prima battuta gli effetti psicofisici che tale fantasia aveva sugli studenti stessi e in seconda battuta gli effetti della fantasia sulla vita reale degli studenti.
Quando i soggetti visualizzavano sè stessi in una situazione fortemente desiderata, i loro livelli di attivazione e di energia, misurati attraverso la pressione sanguigna e il battito cardiaco, scemavano. Inoltre, gli stessi soggetti intervistati tempo dopo, riportavano di avere maggiori difficoltà nel raggiungere la loro “meta” rispetto ai partecipanti allo studio che, invece, avevano immaginato scenari  più realistici e meno positivi.

Per valutare le esperienze reali dei soggetti, i ricercatori hanno confrontato liste di obiettivi che i soggetti sperimentali si erano dati con ciò che essi stessi poi riuscivano ad ottenere realmente. “Quando fantastichiamo, specialmente quando fantastichiamo su cose molte positive, dentro di noi è un pò come viverle”, spiega Heather Barry Kappes dell’Università di New York, uno degli autori dello studio. “Questo rappresenta per il nostro cervello una sorta di inganno. E’ come se il nostro cervello percepisse che la meta è già raggiunta e riducesse gli stimoli a ‘darsi da fare’ e lottare per realizzare ciò che vogliamo”.

L’importanza del “pensiero positivo” è da sempre cardine di molte metodologie e tecniche terapeutiche ed è inoltre grandemente celebrata da innumerevoli manuali di auto aiuto a carattere divulgativo rivolti a persone in difficoltà, magari per via di una patologia psicologica.
La ricerca di cui stiamo parlando, una delle più importanti pubblicate nel 2011 nell’ambito delle scienze sociali, smentisce per certi versi (ma non per altri) la pratica del “positive thinking” come modalità semplice per raggiungere il successo e risolvere i problemi. La ricerca evidenzia infatti che pensieri e immagini di obiettivi “realistici” e meno “positivi” conduce con maggiori probabilità al successo in quanto non determina una riduzione del grado di energia e attivazione fisiologica.

In altri termini, immaginare un obiettivo futuro realisticamente positivo (e dunque immaginare anche gli sforzi che dovremo fare per ottenerlo) è più proficuo che immaginare un obiettivo futuro positivo ma meno realistico, proprio perché in questo secondo modo ci illudiamo che sia facile raggiungere il nostro obiettivo e non ci attiviamo a sufficienza.

 

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