Se ti senti troppo occupato per fermarti un attimo a leggere e pensi che sia solo una perdita di tempo, forse questo dovrebbe farti riflettere e decidere di prenderti un attimo per te!
La mancanza di tempo o i troppo impegni spesso si accompagnano ad una situazione di stress. Lo stress ha un forte impatto sul corpo, determina dei costi da pagare per affrontare i mille impegni della vita quotidiana, il lavoro, le relazioni, le problematiche economiche, gli impegni ecc.
Praticamente occupiamo tutto il nostro tempo evitando di concederci un momento anche solo per sedere in silenzio e riflettere. La domanda a questo punto non è tanto è normale tutto questo? La domanda importante è invece: è troppo per noi?
È a questa domanda che la maggior parte delle persone non sa dare una risposta corretta, trovando al contrario strategie per non sentire troppo il malessere, per negarlo o per chiedere ancora di più a se stessi. Basta non ascoltare o sottovalutare i segnali che il nostro corpo costantemente ci invia, oppure interpretarli in maniera scorretta fino a che la situazione non diventa talmente insostenibile da determinare un blackout. A quel punto ci si sente talmente male o abbattuti che diventa anche più difficile intervenire e porre rimedio.
L’obiettivo implicito per ognuno di noi dovrebbe spostarsi dal “devo farcela a tutti i costi” a “devo evitare di arrivare al punto di saturazione”.
Il primo passo per fare questo consiste nel riconoscere i segnali che ci indicano che lo stress sta agendo negativamente su di noi. il secondo consiste nel dare una risposta più efficace a questi segnali d’allarme in modo che l’emergenza rientri senza intaccare il nostro benessere. Il benessere non deve essere considerato un lusso che si concede chi non ha niente da fare o chi non ha problemi nella vita, ma un obiettivo che tutti noi ci meritiamo di raggiungere e che ci consente di essere più efficienti e felici nelle stesse attività che solitamente sono fonte di malessere.
Lo stress è una reazione normale, fisiologica a una minaccia fisica o psicologica. Come un istintivo meccanismo auto protettivo, quando avvertiamo una minaccia. Il nostro corpo reagisce in modo da aiutarci a difenderci contro la minaccia. Questa risposta è involontaria, il nostro corpo lo fa automaticamente e immediatamente ogni volta che percepisce un pericolo nel nostro ambiente. Così si mette in moto una complessa serie di eventi fisiologici progettati per aiutarci a sopravvivere alla minaccia.
Internamente, il sistema nervoso simpatico risponde rilasciando un flusso di adrenalina, che prepara il nostro corpo a reagire rapidamente per respingere o sfuggire al pericolo. Le endorfine sono rilasciate per aumentare temporaneamente la nostra soglia del dolore. I vasi sanguigni si restringono per prevenire la perdita potenziale di sangue. Il flusso di sangue viene deviato da sistemi meno vitali, come il sistema digerente e i reni, a organi vitali come il cuore. Aumenta la frequenza cardiaca, i muscoli si contraggono e la pressione sanguigna aumenta. La respirazione diventa più rapida, contribuendo a portare più ossigeno ai muscoli. I nostri sensi diventano più nitidi e la nostra attenzione aumenta. Questo, a sua volta, migliora il nostro tempo di reazione e aumenta la nostra forza e la resistenza. Tutti questi cambiamenti si verificano in pochi secondi per aumentare in modo significativo le nostre possibilità di sopravvivere ad un evento pericoloso per la vita. Poi, una volta che la minaccia non c’è più, il nostro sistema torna all’omeostasi. O almeno questo è il modo in cui dovrebbe funzionare.
Da un punto di vista evolutivo, questa risposta era molto adattiva, nel senso che ha consentito ai nostri antichi antenati di non essere divorati dagli animali selvatici. In tempi più moderni, come spesso possiamo constatare, non risulta essere altrettanto adattivo. Questo perchè molto meno spesso dei nostri antenati ci troviamo realmente in situazioni di percolo per la vita, quanto piuttosto in situazioni spiacevoli o complicate come affrontare un esame, gestire problematiche lavorative o familiari.
Il problema è che dal punto di vista fisiologico, una minaccia è una minaccia, che sia mortale o meno. Quindi, se davanti a noi abbiamo una belva feroce o un mucchio di lavoro faticoso arretrato, la risposta del corpo è la stessa: si prepara alla battaglia! Se potessimo spaccare il nostro pc ed uscire così dalla situazione problematica velocemente anche la reazione fisiologica sarebbe di breve durata e non provocherebbe danni. Purtroppo questo non è un comportamento che possiamo consentirci e siamo costretti ad aspettare ed affrontare per un tempo più lungo lo stress derivante dal sovraccarico di lavoro. Il corpo nel frattempo continua a reagire a tutte queste “minacce” e non riesce a tornare alla normalità. In poche parole, il corpo non è progettato per gestire tanto stress per un periodo di tempo troppo lungo.
Non tutti comunque rispondono allo stesso modo allo stress. Ognuno di noi ha livelli di innesco personali per lo stress. Le persone che sono più rilassate tendono ad avere livelli di innesco elevati prima della risposta “lotta o fuga”. le persone che sono più rigide o sensibili tendono ad avere delle soglie di innesco inferiori.
Anche le nostre reazioni allo stress sono diverse. Alcune persone sperimentano mal di testa e depressione. Altri sviluppano ulcere e ansia. Alcuni utilizzano droghe o caffè per rimanere svegli e alcol per addormentarsi. Altri si sfogano urlando, preoccupandosi o piangendo.
Ma in generale, le reazioni allo stress possono essere suddivisi in sintomi fisici, difficoltà psicologiche e cambiamenti comportamentali negativi.
Un breve elenco dei principali sintomi da stress:
– sintomi fisici: stanchezza, disturbi del sonno, mal di schiena, palpitazioni, mal di testa, problemi gastro intestinali, problemi sessuali – sintomi psicologici: depressione, ansia e rimuginio, sentimenti di perdita di speranza. – sintomi comportamentali: cambiamenti nell’alimentazione, aumento nell’uso di fumo, alcool, droghe, crisi di pianto, scatti d’ira, difficoltà di concentrazione e memoria, procrastinazione, inattività, ritardo cronico, dimenticanze, isolamento, onicofagia, irrequietezza (tamburellare con la gamba o le dita, giocherellare con i capelli).
Lo stress può anche essere mediato da una serie di fattori diversi unici per ognuno di noi. Per esempio, le persone che hanno un forte sostegno sociale, amici, familiari e colleghi sui quali contare, tendono ad essere più resistenti agli effetti dello stress. Anche la Personalità svolge un ruolo importante. Ciò che è più importante sapere è che la conoscenza stessa dello stress può mediare l’impatto. Il solo fatto di essere consapevoli circa la natura dello stress, il suo impatto ed i modi per ridurlo aumentare la probabilità che si agisca in modo positivo per gestirlo.
Cosa posso fare?
Decidere quando è troppo per noi, è la chiave per attuare un cambiamento positivo. Questo dipenderà dalle nostre caratteristiche di personalità, dalle strategie comunemente impiegate per fronteggiare lo stress, dalle nostre credenze rispetto alle nostre capacità, dalla nostra emotività, dal nostro senso del dovere, dalla nostra tolleranza ecc.
Sicuramente riconoscere quali sono e soprattutto quanti sono i sintomi legati allo stress percepiti ci aiuta a farci un’idea rispetto alla sua pericolosità.
A quel punto la scelta sta a noi, non c’è niente di inevitabile o immodificabile, l’importante è che l’obiettivo sia il nostro benessere e che consapevolmente ci attiviamo per perseguirlo.
Qualche consiglio pratico:
Rileggete l’elenco dei sintomi derivanti dallo stress e indicate quelli che avete sperimentato nell’ultima settimana. Di fianco ad ogni sintomo indicate anche l’intensità del malessere con un punteggio da 0 a 10. Avrete così un’idea più chiara della vostra situazione che potrete monitorare nel corso del tempo compiendo settimanalmente questa operazione.
Per ogni sintomo pensate ad un cambiamento anche semplice che potete attuare nel vostro stile di vita o nel vostro modo di pensare che potrebbe essere utile. Se trovate difficile attuare dei cambiamenti provate a porvi le seguenti domande: che vantaggi ottengo continuando a comportarmi allo stesso modo? Sono certo di non poter ottenere gli stessi vantaggi facendo qualcosa di diverso? Esistono svantaggi concreti nel non provare più i sintomi? Quali vantaggi al contrario potrei ottenere?
Ultima domanda… Perché non provarci? Posso mettermi alla prova anche solo per qualche settimana e poi valutare se ne vale davvero la pena oppure no.
Se vi siete convinti, dopo aver attuato i vostri cambiamenti verificate che l’intensità o la frequenza dei sintomi si siano ridotti. Qualora riteniate che gli accorgimenti messi in atto non siano sufficienti a farvi stare meglio potete richiedere una consulenza psicologica attraverso la quale individuare il percorso più adatto a voi.
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