Cos’è il trauma
Il trauma è un’esperienza sconvolgente, che ci cade addosso all’improvviso e ci travolge come una valanga. Intacca il senso di Sé, ma anche il senso che ognuno di noi dà al proprio vissuto, impedendoci di stare nel presente perché costantemente sopraffatti da uno stato di paura persistente.
Come funzionano le memorie traumatiche
In condizioni normali, un aumento del livello di attivazione migliora la prestazione mnestica. Ma questo è vero solo fino a un certo punto. Confrontati con l’orrore del trauma, il nostro sistema si sovraccarica e collassa: un arousal eccessivo disconnette alcune strutture deputate all’immagazzinamento e all’integrazione delle informazioni in entrata, in particolare ippocampo e il talamo.
Questo comporta che le memorie traumatiche abbiano delle caratteristiche particolari.
Innanzitutto non sono immagazzinate in forma logica e coerente, con un inizio e una fine, come le memorie ordinarie, ma sono immagazzinate sotto forma di frammenti sensoriali ed emotivi, per esempio sensazioni fisiche, immagini, odori, che possono riaffiorare all’improvviso, sollecitate da quelli che noi psicologi chiamiamo trigger, ossia “riattivatori traumatici”, eventi apparentemente scollegati dal trauma originario ma che possono rievocare, in maniera del tuo inconsapevole e automatica, alcune parti di esso.
È infatti tipico, per le vittime di eventi traumatici, dalle calamità naturali agli abusi fisici e sessuali, ricordare solo alcuni aspetti dell’evento traumatico.
In altri casi, si osserva, che alcune forme di memorie traumatiche non sono connotate da un ricordare consapevole.
L’evento traumatico e l’impatto emotivo che ha avuto nella psiche del soggetto, attivano quel processo difensivo noto come dissociazione, finalizzato a ridurre la consapevolezza di un significato emotivo impossibile da sostenere.
La sofferenza però non è veramente dimenticata, rimane là da qualche parte, provocando distorsioni, stati patologici interiori e un comportamento simbolico generalmente deteriorato.
Secondo gli studi di Van Der Kolk, uno dei principali esperti mondiali di psicotraumatologia, può anche capitare, soprattutto nel caso di abusi sessuali infantili, che le persone non ricordino affatto gli eventi traumatici, ma che si comportino come se fossero costantemente in pericolo, mostrando difficoltà di concentrazione, irascibilità e odio verso sé stessi e gli altri, difficoltà nel coinvolgersi in relazioni intime, pensieri suicidari e gesti autolesivi.
Il percorso di cura delle vittime di traumi
Per usare le parole di Van der Kolk: “Nessuno di noi può essere in grado di trattare una guerra, un abuso, uno stupro, una molestia, o qualunque altro evento di simile portata. Ciò che è successo non può essere cancellato. Quello che si può fare, invece, è occuparsi delle tracce del trauma nel corpo, nella mente e nell’anima”.
In altre parole, ciò che viene curato non è il trauma ma l’individuo che lo ha subito e la sua specifica risposta ad esso, riabituando la persona a sentirsi padrona di sé stessa, del suo corpo e della sua mente, in modo tale che il trauma possa essere integrato nella memoria autobiografica e ad avere un inizio e una fine, permettendo a chi l’ha subito di distinguere l’ora da quello che è accaduto allora.
Questo è il presupposto fondamentale per poter riprendere a vivere liberi dal peso del trauma.
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico di elezione per il trattamento del trauma. Si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica e utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale alternata destra/sinistra per innescare il processo di rielaborazione adattiva dell’informazione, che permette una desensibilizzazione nei confronti dei ricordi traumatici e una ristrutturazione cognitiva che porta alla riduzione significativa dei sintomi (stress emotivo, pensieri invadenti, ansia, flashbacks, incubi).
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