Le profezie che si autoavverano: riconoscerle e affrontarle

Trattando i disturbi d’ansia e le problematiche relazionali di tanti pazienti capita molto spesso di ritrovare un interessante meccanismo che contribuisce a fornire in maniera semplice ed intuitiva una spiegazione della loro genesi e mantenimento.
Ci riferiamo alle così dette profezie che si autoavverano.
Detto in parole semplici la “profezia” riguarda una convinzione, una credenza, su di sè o sugli altri, ritenuta vera o assai probabile che frequentemente ed in diverse circostanze si manifesta nella realtà. Il fatto che accada realmente tende a confermare che la credenza che l’ha generata sia corretta. Facciamo un esempio: una persona ritiene di essere poco capace e competente, così ogni volta che qualcuno, ad esempio al lavoro, le rivolge una critica sperimenta un’emozione negativa: colpa, rabbia, spesso tristezza. Per evitare queste emozioni spiacevoli cercherà pertanto di non fare più errori, starà molto attenta a non sbagliare e a portare a termine i suoi compiti in maniera perfetta. I comportamenti messi in atto ed i pensieri che li accompagnano determineranno nella persona un elevato stress, probabilmente si sentirà in ansia, emozione che non favorisce certo la concentrazione e l’attenzione, per cui verosimilmente tenderà ad essere più distratta commettendo di conseguenza più errori. Nel prendere atto dei nuovi errori commessi penserà che la causa che li ha generati consiste nel fatto di essere una persona poco capace e competente. Come anticipavamo, siamo partiti da una credenza su di sè come persona incompetente e attraverso tutta una serie di meccanismi e comportamenti (volti per altro apparentemente a contraddire la credenza) siamo giunti a confermarla. E’ così che si instaurano dei veri e propri circoli viziosi dai quali può veramente diventare difficile uscire, sia a causa delle emozioni negative sperimentate, sia del fatto che quando riteniamo che qualcosa sia vero non lo mettiamo più in discussione.

Questi fenomeni sono stati studiati attraverso interessanti ricerche i cui risultati confermano la loro potenza ed i possibili effeti negativi sulle persone.

Una di queste, condotta da Rosenthal nel 1974 ha consentito di individuare quello che è stato definito Effetto pigmalione: in una scuola elementare vennero create due classi identiche di bambini ma si disse alle maestre che dai test di intelligenza precedentemente somministrati, la classe A risultava essere composta di bambini più intelligenti e dotati e la classe B di bambini meno dotati. I risultati dello studio dimostrarono che a fine anno, non solo gli studenti inseriti nelle classi immaginate “migliori” vennero valutati più positivamente dalle insegnanti, ma che i bambini ebbero anche prestazioni migliori a prove oggettive, risultando quindi più intelligenti! Dallo studio si può presumere che le maestre a partire dalle informazioni non veritiere abbiano modificato i loro comportamenti nei confronti degli studenti, mostrandosi ad esempio più inclini ad incoraggiare e supportare i bambini ritenuti più dotati e meno quelli considerati meno dotati. Gli atteggiamenti e comportamenti delle insegnanti avrebbero a loro volta influenzato i comportamenti dei bambini i quali, ritenendo veritiere le informazioni provenienti dalle maestre avrebbero reagito con comportamenti tali da confermare le loro credenze.

Un altro effetto interessante che la ricerca ha messo in luce è quello dell’ Effetto placebo. In questo studio, due gruppi di medici prescrissero lo stesso farmaco a due gruppi di pazienti ma, Il primo gruppo riteneva si trattasse di un farmaco in fase di test clinico, il secondo di un farmaco dalla collaudata efficacia. iI risultati mostrarono come la remissione dei sintomi fu ampiamente più evidente nel secondo caso.

Conseguenze negative

Nella realtà quotidiana possiamo facilmante immaginare come questi stessi meccanismi possano agire in qualunque contesto relazionale (nei rapporti genitori figli, in quelli sentimentali, amicali, lavorativi), ma anche sulle scelte individuali quali il percorso di studi, il lavoro, la percezione addirittura della propria salute!

Non vanno neanche trascurati gli effetti a livello sociale, poichè le credenze che abbiamo sugli altri, spesso veri e propri stereotipi, per quanto ci aiutino a categorizzare e interpretare la realtà in maniera più veloce e semplice,  possono far si che le persone diventino proprio come vengono rappresentate.

Cosa si può fare?

Innanzi tutto è importante sottolineare che i meccanismi fin qui descritti non sono di tipo patologico, infatti ognuno di noi nella sua esperienza quotidiana può trovare prova di come essi agiscano, a volte senza particolari conseguenze. Altre volte al contrario, possono determinare grosse difficoltà nel perseguire le proprie mete, la propria realizzazione personale, il benessere delle proprie relazioni sociali e sentimentali. In questo secondo caso possiamo iniziare ad interrogarci ed eventualmente chiedere il supporto di uno psicologo psicoterapeuta. La terapia Cognitivo Comportamentale ad esempio, ha proprio come obiettivo quello di identificare gli schemi e le credenze disadattive che determinano e mantengono circoli viziosi disfunzionali e attraverso la loro modifica consentono di creare nuovi schemi e convizioni più adattive e flessibili. La persona potrà così innescare nuovi circoli virtuosi ed ottenere un maggiore benessere ed una maggiore stabilità relazionale.

Comunque noi stessi per prima cosa possiamo tentare di riconoscere quelle che sono le nostre principali credenze o convinzioni su noi stessi e sugli altri (pensando a quelle cose che probabilmante ci ripetiamo da anni!) e quali reazioni attivino normalmente. Alcune risulteranno molto semplici da identificare, altre per emergere hanno spesso necessità dell’aiuto di un esperto.

Una volta evidenziate, attraverso l’analisi di episodi e situazioni nelle quali esse hanno guidato per così dire la nostra azione, con conseguenze spiacevoli per noi, il secondo passo consiste nella loro verifica e messa in discussione. Forse per la prima volta ci si troverà a discutere di alcune “verità assolute” come se fossero solo una delle tante spiegazioni possibili della realtà e soprattutto riusciremo a smentirle con i fatti, attraverso cioè nuove azioni possibili e più funzionali.

 

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