La Terapia Cognitivo Comportamentale della Bulimia Nervosa

La bulimia nervosa è un disturbo di cui si parlò per la prima volta all’inizio degni anni 70. Da allora sono stati condotti innumerevoli studi per valutarne l’incidenza e la prevalenza. In Italia il disturbo colpisce circa l’1% delle giovani donne.
La maggior parte delle  ricerche effettuate suggerisce che la bulimia nervosa sia più frequente oggi che in passato; un’ampia ricerca condotta sulle gemelle del Virginia Twin Registry ha osservato che tra quelle nate dopo il 1960 c’era una maggiore frequenza di storie di bulimia nervosa, quelle nate tra il 1950 e il 1959 erano a rischio intermedio e le gemelle nate prima del 1950 avevano un rischio minimo.  Anche i clinici di vari paesi occidentali hanno notato un aumento drammatico dei casi di richiesta di trattamento della bulimia nervosa; in Italia si è verificata la stessa cosa, forse con alcuni anni di ritardo rispetto ai paesi anglosassoni. Non sappiamo perché ci sia stato questo incremento improvviso: nessuno sa perché la bulimia nervosa risulti essere in aumento e non possiamo prevedere che cosa accadrà in futuro.

Come per l’anoressia nervosa, l’età d’esordio del disturbo è compresa tra i 12 e i 25 anni, però nella bulimia nervosa il picco di maggiore frequenza è 17-18 anni.

Come capire se si è affetti da bulimia nervosa

Capire se si è affetti da bulimia nervosa non è semplice. Molte persone pensano di essere bulimiche ma in realtà non lo sono. Per pronunciare una diagnosi di bulimia nervosa devono essere presenti tutte e cinque le seguenti caratteristiche.

Abbuffate ricorrenti. Un’abbuffata si definisce sulla base di due caratteristiche che devono essere entrambe presenti:
– Il consumo di una grande quantità di cibo
– La sensazione di perdita di controllo sull’atto del mangiare (ad es. sentire che non ci si può astenere dall’abbuffarsi, oppure non riuscire a fermarsi una volta iniziato a mangiare).

In alcuni casi, soprattutto quando il disturbo dura da molto tempo, le abbuffate sono programmate e quindi, in un certo senso, può mancare il senso di perdita di controllo.
L’abbuffata deve inoltre verificarsi in un periodo di tempo abbastanza lungo (ad es. nell’arco di due ore); ciò significa che lo snacking, ovvero il mangiucchiare fuori dai pasti, non può essere considerato un’abbuffata

Comportamenti di compenso. La seconda caratteristica importante della bulimia nervosa è che le abbuffate devono essere seguite da condotte compensatorie finalizzate a prevenire l’aumento di peso. Il mezzo più frequentemente usato è il vomito che, in alcuni casi, può essere autoindotto dopo l’assunzione di qualsiasi cibo e non necessariamente dopo un’abbuffata. Dopo le abbuffate alcune bulimiche assumono grandi quantità di lassativi per eliminare il cibo introdotto. Altre digiunano o fanno esercizio fisico in modo eccessivo. Anche se è difficile definire esattamente il digiuno e l’attività fisica eccessiva, convenzionalmente si assume che il digiuno equivalga all’assenza di assunzione di cibo per un periodo superiore alle 24 ore e che l’esercizio fisico sia eccessivo quando interferisce con attività giornaliere importanti oppure quando avviene in ore o in luoghi inappropriati e continua nonostante condizioni mediche precarie.

Frequenza delle abbuffate e dei comportamenti di compenso. Perché sia diagnosticata la bulimia nervosa, le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno 2 volte alla settimana per almeno 3 mesi. Stabilire una frequenza minima significa escludere le persone che si abbuffano con minor frequenza dal momento che sembra esistere una correlazione (seppure controversa) tra frequenza delle abbuffate e psicopatologia

Preoccupazione estrema per il peso e per l’aspetto fisico. Le persone bulimiche si preoccupano molto del proprio peso e aspetto fisico e la loro autostima varia soprattutto in base a questi due fattori. Si sentono spesso in dovere di seguire una dieta e sono terrorizzate all’idea di aumentare di peso; se ciò accade si deprimono e fanno di tutto per dimagrire: spesso è proprio questo il motivo che le spinge a cercare cure mediche.

La Terapia Cognitivo Comportamentale della Bulimia Nervosa è stata messa a punto all’inizio degli anni ottanta da Christopher Fairburn dell’università di Oxford e poi modificata nel tempo. In seguito è stata modificata per la cura delle persone affette da alimentazione incontrollata. Si tratta di una terapia che prende spunto dalla terapia cognitiva della depressione e dalla terapia comportamentale per l’obesità.

L’efficacia dell’intervento, che si è rivelato pari o superiore a tutte le terapie fino ad ora sperimentate, è stata valutata in innumerevoli studi controllati eseguiti nei maggiori centri di ricerca dei paesi occidentali.

Il trattamento standard è diviso in 3 fasi:

fase 1. Si propone di fornire informazioni sul disturbo e ridurre le abbuffate regolarizzando la frequenza dei pasti e utilizzando attività alternative

fase 2. Aggiunge alle tecniche applicate nella fase 1 l’eliminazione degli altri due modi di fare la dieta (normalizzare le porzioni e la qualità dell’alimentazione) e procedure finalizzate alla riduzione dell’eccessiva preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico

fase 3. Prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e alla preparazione della fine della terapia

Diversi studi dimostrano che grazie alla Terapia Cognitivo Comportamentale la remissione completa della sintomatologia bulimica si verifica dal 51% al 71% dei casi. Anche la preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico diminuisce significativamente. La terapia infine, procura un notevole miglioramento dei sintomi depressivi, un aumento dell’autostima e della funzionalità sociale e una diminuzione dei sintomi legati a disturbi di personalità, spesso associati alla bulimia nervosa. La terapia cognitivo comportamentale si è dimostrata efficace anche nello stabilizzare il comportamento alimentare delle persone obese affette da disturbo da alimentazione incontrollata.

 

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