L’insoddisfazione cronica è uno stato mentale che si manifesta principalmente con due sintomi: non essere mai soddisfatti di sé stessi e non essere mai soddisfatti di quello che si ha intorno.
Nella maggior parte dei casi, i pazienti fanno fatica a trovarne l’origine, ma riferiscono uno stato più o meno costante nella loro vita che li porta a essere demotivati, annoiati e di cattivo umore. Insomma, si tratta di un “mal di vivere” profondamente radicato, difficile da definire, ma altrettanto difficile da superare, che a tratti può divenire anche invalidante.
Questo stato ha di solito origini lontane, che rimandano alle prime esperienze relazionali, dove si forgiano le immagini di sé, degli altri e del mondo circostante.
Per capire, e quindi gestire, questa insoddisfazione bisogna quindi scavare nel passato dei nostri pazienti, andando a capire quali sono le convinzioni su sé stessi e sugli altri che queste persone hanno potuto creare e che li influenzano ancora oggi, nel loro presente, facendoli sentire a tal punto insoddisfatti.
Il tempo, non guarisce tutte le ferite. Anzi, se le esperienze negative del passato non vengono adeguatamente rielaborate, perché il meccanismo fisiologico di elaborazione delle informazioni si inceppa a causa dell’eccessivo stress, generano pensieri negativi sul sé e reazioni automatiche di insoddisfazione e di noia che sono alla base di quel “mal di vivere” che, sempre più spesso, porta i pazienti in terapia.
Secondo il modello l’EMDR (Eyes Movement Desensibilization and Reprocessing) le esperienze negative possono arrivare a sopraffare il sistema di elaborazione adattiva dell’informazione, non consentendogli di fare i collegamenti interni necessari per giungere a una risoluzione interna delle esperienze stesse. Quindi, i ricordi (e gli aspetti cognitivi, emotivi, comportamentali e neurofisiologici associati) restano intrappolati nella loro forma originaria, compromettendo il benessere attuale, anche se il paziente non manifesta una sintomatologia conclamata, ma riferisce solo un’insoddisfazione atavica e paralizzante.
La patologia e il malessere in questo approccio vengono considerate come informazione immagazzinata in modo non funzionale, mentre il benessere e la salute mentale vengono definiti come un equilibrio tra ricordi positivi, da un lato, ed esperienze negative correttamente rielaborate, dall’altro.
In questo modo, si può imparare a lasciare il passato nel passato e a vivere pienamente il proprio futuro, superando quello stato di costante insoddisfazione che rende impossibile essere veramente felici.
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