Il Disturbo Bipolare, denominato classicamente “psicosi maniaco-depressiva”, è in generale un disturbo mentale grave, cronico e ricorrente. Si presenta però con una notevole varietà e combinazione di sintomi che spesso ne rendono difficile la diagnosi ed il conseguente trattamento. Sono inoltre differenti gli esiti e le ricadute di questo tipo di disturbo sulla sfera personale, relazionale, affettiva e lavorativa delle persone che ne soffrono. E’ per questo particolarmente importante pervenire il prima possibile ad una diagnosi precisa e all’impostazione del trattamento più adeguato al caso.
Il Disturbo Bipolare è stato classificato, a seconda della sintomatologia e della gravità in diverse categorie:
- Disturbo Bipolare di tipo I : corrisponde alla modalità di presentazione classica della malattia e la sua caratteristica fondamentale è la presenza di mania, l’andamento più frequente è quello di un episodio maniacale seguito da depressione maggiore. I sintomi psicotici possono comparire sia nella fase maniacale che in quella depressiva, ma possono anche non essere presenti.
- Disturbo Bipolare di tipo II : è caratterizzato dalla presenza di episodi depressivi maggiori e di ipomanie spontanee.
- Ciclotimia: viene considerata una variante minore del Disturbo Bipolare, spesso evolve verso il Disturbo Bipolare di tipo II, con minor frequenza verso il tipo I. Si tratta di episodi di lieve intensità ma di elevata frequenza.
La fase maniacale è caratterizzata da una alterazione del tono dell’umore dove predomina l’euforia, l’espansività, ma anche l’irritabilità con sintomi associati che includono una eccessiva autostima o grandiosità, diminuzione delle ore di sonno, logorrea, facile distraibilità, aumento del coinvolgimento in attività ludiche o ad alto rischio, che viene però sottovalutato, irrequietezza o agitazione psicomotoria. Nella fase maniacale l’alterazione dell’umore ha caratteristiche di gravità tali da provocare un netto deterioramento nelle attività socio lavorative dell’individuo o da richiedere l’ospedalizzazione.
Nella fase ipomaniacale il tono dell’umore è elevato, espansivo o irritabile ma l’intensità dei sintomi non raggiunge un livello di gravità tale da provocare un marcato deterioramento sociale e lavorativo o da richiedere l’ospedalizzazione. In generale, tutta la sintomatologia tende a essere più attenuata rispetto alla mania, non sono presenti sintomi psicotici.
La fase depressiva del disturbo bipolare è caratterizzata frequentemente dal predominio dell’apatia sulla tristezza, dell’inibizione psicomotoria sull’ansia dall’ ipersonnia sull’insonnia.
Gli stati misti si caratterizzano per la compresenza di una sintomatologia maniacale e depressiva combinate differentemente tra loro secondo l’alterazione dell’umore, delle cognizioni e del comportamento.
Quali tipi di intervento?
La Terapia Farmacologica rappresenta il primo e fondamentale intervento terapeutico. I sali di litio e gli stabilizzatori dell’umore si sono dimostrati efficaci nel trattamento dei sintomi acuti e nella stabilizzazione del tono dell’umore.
La Psicoterapia è particolarmente utile soprattutto nell’alleviare i sintomi residui di tipo depressivo e va sempre combinata ad un intervento di tipo farmacologico. E’ utile in seguito alla diagnosi, per migliorare la consapevolezza di malattia e l’adesione al trattamento farmacologico, in quanto questo processo può richiedere a chi soffre di tale disturbo un lungo periodo di adattamento, anche diversi anni. Inoltre la mancanza di adesione ai trattamenti farmacologici è uno dei predittori più importanti di riospedalizzazione e di suicidio e va percio’ adeguatamente trattata.
Gli approcci Psicoterapeutici e/o di Psicoeducazione combinati con il trattamento farmacologico hanno l’obiettivo di:
- fornire informazioni riguardo la natura della patologia e delle sue manifestazioni sintomatiche
- sviluppare e sostenere nel paziente la compliance al trattamento farmacologico
- individuare la presenza di altre patologie correlate
- proteggere l’autostima del paziente dal rischio di stigma conseguente alla diagnosi
- aiutare il paziente, nella sfera socio-relazionale ed occupazionale
- prevenire il rischio di suicidio
- identificare e ridurre gli stimoli psicosociali (ad esempio i conflitti familiari) che possono aumentare il rischio di ricaduta
- diminuire e prevenire la sintomatologia
La Terapia Cognitivo Comportamentale e’ principalmente rivolta al trattamento delle manifestazioni sintomatologiche del paziente durante le fasi depressive e maniacali. Secondo il modello TCC della depressione, la predisposizione fisiologica al Disturbo Bipolare interagisce con gli eventi di vita e le strategie di coping utilizzate dalla persona, che a loro volta sono influenzate dallo “stile cognitivo” personale. Lo stile cognitivo corrisponde all’elemento di vulnerabilità individuale.
Nella Fase Iniziale l’obiettivo del trattamento e’ quello di ridurre il rischio suicidario, controllare e gestire i comportamenti aggressivi o impulsivi, favorire l’adesione al trattamento farmacologico.Successivamente la TCC si propone di affrontare la fase specifica in cui si trova il paziente.
Nella Fase Depressiva si lavora in particolare sull’interruzione dei circoli viziosi che alimentano il disturbo, nei quali l’umore depresso influenza la faticabilita’, la ruminazione, la demotivazione che a loro volta alimentano la passivita’. Tale atteggiamento passivo determina spesso risposte negative da parte degli altri che non fanno altro che rinforzare le convinzioni negative su di sé del paziente.
Si lavora inoltre, per modificarle, sulle convinzioni negative attraverso l’identificazione delle credenze, degli schemi e dei temi ricorrenti che alimentano e mantengono il disturbo. La depressione è caratterizzata infatti da una triade cognitiva negativa: visione negativa di se’, del mondo e del futuro.
Si aumentano i comportamenti attivi attraverso un programma graduale di attività, si osservano le difficoltà e si restituiscono le risorse individuate ed utilizzate dalla persona.
Riguardo la Fase Maniacale è importante ricordare che la TCC deve essere effettuata quando il paziente si trova in uno stato di eutimia, non di sintomatologia maniacale acuta.
L’obiettivo in questa fase è quello di effettuare la concettualizzazione della malattia, di individuare le opportune strategie di intervento, prima dell’insorgenza dei sintomi maniacali e in seguito per la loro gestione. Si affiancano tecniche di rilassamento e distrazione, vengono messe in discussione le credenze irrazionali tipiche di questa fase. La mania è infatti caratterizzata da una triade cognitiva positiva: visione eccessivamente ottimistica di se stessi, del mondo e del futuro. I pensieri automatici maniacali sono caratterizzati da cognizioni e interpretazioni positive che non corrispondono alla realtà. Sono cognizioni rigide, inflessibili, non realistiche.
La Fase Finale della terapia si propone di lavorare sulla prevenzione delle ricadute e sulla riduzione della vulnerabilità del paziente.
In conclusione il Disturbo Bipolare, pur nella variabilità e complessità con il quale si manifesta, può essere affrontato attraverso molteplici interventi integrati che possono aiutare il paziente a migliorare il proprio adattamento socio relazionale e lavorativo, aumentando decisamente la qualità della sua vita.
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