Nella psicoterapia del disturbo ossessivo compulsivo, uno degli errori più comuni che i terapeuti fanno è quello di non riconoscere (e dunque non trattare) le compulsioni mentali.
Le compulsioni mentali sono azioni che il soggetto compie nella sua mente in risposta a un’ossessione al fine di prevenire l’aumento dell’ansia o al fine di ridurre l’ansia causata dall’ossessione. Ad esempio, una persona che soffre di ossessioni a sfondo religioso può avere il pensiero ossessivo che i suoi figli si ammaleranno se lui/lei ha pensieri blasfemi. In risposta a pensieri blasfemi o ad immagini che gli possono venire in mente, il soggetto, ad esempio, potrebbe sentirsi costretto a ripetere tra sé e sé una determinata preghiera per invocare la protezione di Dio.
Altre comuni tipologie di compulsioni mentali consistono, ad esempio, nel
- Rassicurarsi ripetendosi continuamente che “è tutto ok”
- Ripetere frasi del tipo “voglio che questa o quella cosa cambi”
- Ripetere nella mente parole speciali, immagini o numeri
- Contare
- Fare liste nella propria mente
- Ripensare ripetutamente ad azioni compiute, conversazioni avute, pensieri fatti.
- Tentare di “cancellare” immagini mentali spiacevoli
Alcuni individui che soffrono di disturbo ossessivo compulsivo si descrivono come “puri ossessivi” senza compulsioni. In realtà, il punto è che la compulsione è puramente mentale ma è presente ed ha la stessa funzione e spesso maggiore intensità della compulsione “comportamentale”. La compulsione mentale rispetto ad altri tipi di compulsione (quale, ad esempio, lavarsi le mani per chi ha l’ossessione della contaminazione) ha il vantaggio di non essere visibile agli altri ma assolve alla medesima funzione ovvero ridurre l’ansia connessa con la possibilità che qualcosa di terribile accada.
Perchè è importante per un terapeuta tenere sempre a mente che esistono delle compulsioni mentali? Perchè il rischio è quello di scambiare questi pensieri dei pazienti con dei semplici tentativi di autorassicurazione e, specie se i rituali mentali non hanno la caratteristica della ripetitività e della invariabilità (come, appunto, per compulsioni più diffuse quali lavarsi le mani o controllare di aver chiuso il gas ecc.), un terapeuta inesperto di DOC può confonderli con strategie di mastery tutto sommato non particolarmente disfunzionali e, dunque, non trattarli affatto.
Ovviamente non trattare le compulsioni è un errore. Il problema è che trattare compulsioni mentali è molto più difficile che trattare rituali compulsivi “osservabili”.
Uno dei possibili trattamenti del disturbo ossessivo compulsivo consiste nell’esposizione e prevenzione della risposta (ERP – Exposure and Response Prevention). Non è l’unica forma di trattamento possibile e, dal nostro punto di vista, in abbinamento con una terapia cognitivo comportamentale e con un intervento EMDR, ha ottime probabilità di debellare il problema.
Esposizione e prevenzione della risposta (ERP) vuol dire, in primis, condurre il paziente ad evitare volontariamente e consapevolmente qualsiasi rituale compulsivo a seguito di un pensiero ossessivo. Ebbene, uno dei problemi di questa tecnica è che evitare di compiere un’azione osservabile è più o meno “semplice”. Evitare di pensare qualcosa è un pò più complicato perchè normalmente, noi pensiamo alcune cose senza neppure accorgercene. Pensare è spesso un’attività automatica che non riusciamo a “interrompere” semplicemente volendolo e comunque non così facilmente. Una buona psicoterapia del DOC in presenza di rituali compulsivi mentali, dunque, non può non prevedere tecniche alternative ad ERP.
Nella nostra esperienza, in effetti, le tecniche comportamentali quali ERP, che normalmente hanno una buona efficacia, garantiscono una maggiore efficacia nel tempo solo se abbinate con un buon assessment ed un buon intervento EMDR.
© MilanoPsicologo.it | Centro di Psicologia e Psicoterapia Milano | Terapia Cognitivo Comportamentale CBT + EMDR + Neurofeedback Dinamico