Una vita impegnata non deve per forza essere stressante. Ovviamente ciascuno di noi ha il suo personale modo di gestire gli impegni e la sua agenda, ma alcuni stili organizzativi sembrano più efficaci di altri nel ridurre lo stress e favorire il benessere psicofisico.
Che tipo di “organizzatore sei”?
L’organizzatore seriale
In piedi alle 6.00 del mattino, in palestra alle 7.00, pranzo alle 12.00, pausa caffè alle 15.00, uscita dal lavoro alle 18.00. Tutte le attività vengono rigidamente schedulate ed eseguite sempre alla stessa ora. La prevedibilità è tutto, mentre l’imprevisto è un concetto alieno e destabilizzante. Si tratta del tipo di persona a cui le sorprese non piacciono per niente.
L’anti-organizzazione
L’antitesi dell’“organizzatore seriale” è “l’anti-organizzazione”, colui che più di ogni altra cosa rifugge da ogni forma di pianificazione. Si tratta del tipo di persona che si fa trascinare dal flusso degli eventi, senza organizzare mai niente. Queste persone vedono le responsabilità in termini di progetti da completare piuttosto che come compiti assegnati da svolgere a una certa ora e fanno fatica a rispettare scadenze rigide, in tutti i contesti di vita.
Gli impatti sul benessere psico-fisico
Entrambe le tipologie di organizzazione hanno dei pro e dei contro. Ma la domanda è: chi è più felice, l’organizzatore seriale o il suo opposto?
Considera entrambe le tipologie, quale ti sembra più stressante? Se hai scelto la prima, l’”organizzatore seriale”, la ricerca scientifica sembra avvalorare la tua intuizione.
Alcuni ricercatori (Sellier e Avnet) in uno studio del 2014 hanno esaminato l’impatto degli stili organizzativi sul benessere individuale prendendo in considerazione due stili differenti di organizzazione, quello flessibile, e quello scandito da rigide e ineluttabili scadenze.
Adottare uno stile piuttosto che l’altro influenza la percezione individuale del mondo e il proprio senso di controllo. In particolare, chi adotta uno stile rigido e inflessibile è più portato a concepire il mondo come regolato dal destino o dal caso per cui, poco fiducioso della sua capacità di gestire situazioni non aspettate, reagisce organizzando ogni minimo dettaglio, mentre chi è maggiormente flessibile affronta con meno ansia possibili imprevisti, confidando nella propria capacità di gestirli volta per volta.
Questa differente attribuzione di responsabilità, a detta dei ricercatori, ha un impatto significativo sull’umore. In particolare, chi adotta lo stile rigido ed inflessibile è più insicuro, ansioso ed è meno propense a soffermarsi sulle cose belle che gli accadono, provando emozioni positive.
ll primo passo per essere più felici
Innanzitutto, considerati i risultati della ricerca, mai più schiavi dell’orologio!
Ovviamente, bisogna trovare un compromesso, non possiamo arrivare al lavoro quando ne abbiamo voglia o arrivare in ritardo a prendere i figli a scuola, ma ci sono momenti della vita, come ad esempio i weekend, o le ferie, che possono essere gestiti più flessibilmente, senza mettere in atto un’organizzazione maniacale.
Questo atteggiamento permette di esser meno tesi e ansiosi di dover a tutti i costi portare a termine compiti ineluttabili, e di vivere con maggiore spontaneità e soddisfazione ciò che di positivo ci capita nel corso della giornata.
Inoltre, una maggiore consapevolezza sulla propria tendenza a pianificare può aiutare a discriminare su quando è veramente necessario essere organizzati e quando invece si può rimandare a dopo, per godersi il bello del momento presente.
Bibliografia:
Anne-Laure Sellier and Tamar Avnet, “So What If the Clock Strikes? Scheduling Style, Control, and Well-Being,” Journal of Personality and Social Psychology 107, no. 5, 2014, 791-808.
© MilanoPsicologo.it | Centro di Psicologia e Psicoterapia Milano | Terapia Cognitivo Comportamentale CBT + EMDR + Neurofeedback Dinamico